Filo diretto tra carcere e scuola per una cultura della legalità

LEGNAGO. Si è concluso al «Medici» il corso di sensibilizzazione proposto da «Acta non Verba»

Ruzzenenti ha illustrato il percorso dei detenuti giunti a fine pena

È giusto dare una nuova opportunità a chi ha scontato la pena? Quando vanno concessi gli arresti domiciliari? Quali sono i reati più diffusi? Chi ha terminato gli anni di carcere può contare su qualcuno che lo aiuti a raggiungere l'autonomia? Sono state soprattutto queste le questioni che ieri mattina, all'Istituto «Medici» di Porto di Legnago, hanno maggiormente incuriosito gli allievi della quarta A dell'indirizzo Agrario e della quarta C dell'Alberghiero che hanno preso parte all'incontro conclusivo del «Corso di educazione alla legalità» proposto dall'associazione onlus «Progetto Carcere 663- Acta non Verba» allo scopo di sensibilizzare i giovani sui problemi legati alla detenzione, abituandoli ad una cultura della legalità.Un itinerario che il «Medici» fa seguire ai suoi allievi da otto anni, grazie appunto al sostegno di Maurizio Ruzzenenti, presidente di «Progetto Carcere 663», sodalizio che da quest'anno è stato inserito nella rete dell'Ufficio scolastico provinciale come associazione riconosciuta a portare progetti di educazione alla legalità nelle scuole. Ma anche grazie alla collaborazione di Sofia Fontana dell'Ufficio esecuzione penale esterna di Verona e della Comunità dei giovani fondata nel 1972 da don Sergio Pighi, tutti presenti all'incontro. In attesa di completare il loro percorso il prossimo anno con la visita ai detenuti della casa circondariale di Vicenza, grazie a questo quinto e ultimo incontro del progetto i ragazzi hanno avuto modo di conoscere ciò che è la vita dei detenuti al termine della pena. Come la possibilità di riabilitarsi attraverso un lavoro fuori dal carcere oppure partecipando ad altri tipi di percorsi offerti dalle comunità di accoglienza. «Anche questa volta», spiega Ruzzenenti, «gli studenti mi sono apparsi interessati e stimolati dalla varietà delle nostre proposte. Del resto noi siamo l'unica associazione che porta avanti un'educazione alla legalità in modo completo, riunendo insieme tutte le forze che operano in questo campo». Il progetto non si ferma comunque qui. Molte le novità messe a punto per quest'anno. «A partire dal cineforum sulla legalità», spiega Maria Luisa Mele, docente di diritto e referente del progetto, «che viene proposto alle classi seconde e terze. Il tema affrontato è quello della mafia, visto attraverso coloro che sono caduti nel combatterla, in primis i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino«. «Quindi», conclude Mele, «il prossimo 21 marzo metteremo a dimora nel giardino dell'istituto un albero della legalità». In seguito, con «Progetto Carcere 663», gli studenti potranno incontrare esponenti del comitato «Addiopizzo». 

Elisabetta Papa, L'Arena, martedì 20 dicembre 2016 PROVINCIA, pagina 36

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