La bevanda preparata dal lavaggio dei chicchi fino alla loro bollitura
Sarà un po´come volare nel cuore dell´Etiopia, per conoscere sapori e tradizioni dell´Africa, ma anche per ribadire i valori dell´ospitalità e dell´accoglienza. Grazie ad una famiglia etiope conoscente di un´insegnante dell´istituto, oggi il giardino dell´istituto «Medici» di Porto si trasformerà in una sorta di «casa etiope»: gli allievi delle classi terze e quarte, indirizzo alberghiero ed alcune dell´agrario, assisteranno all´antica «cerimonia del caffè»: un rito parte integrante della vita sociale e culturale di quel paese, che viene regolarmente ripetuto come segno di profonda amicizia e rispetto.
L´originale evento, proposto dal gruppo «Benessere a scuola», delle docenti Maria Angela Bonomo, Claudia Bissoli, Angelica Cappellari e i professori di sala bar Antonino Alfano, , rientra nei progetti sulla multiculturalità che il «Medici» sta promuovendo per coniugare tradizioni occidentali e quelle dei vari Paesi dai quali provengono parecchi allievi.
«In realtà», spiega il dirigente Stefano Minozzi, «al momento non abbiamo studenti etiopi, ma visto che la cerimonia del caffè rappresenta un esempio di cultura di derivazione araba, abbraccia anche i molti nordafricani nel nostro istituto». Il rito, che inizierà alle 9, seguirà il cerimoniale tradizionale. «Il rituale», spiega il preside, «è condotto da una donna in abito bianco. Si comincia bruciando incenso in una ciotola di coccio e lavando i chicchi bianchi di caffè in una speciale tazza. Quindi, i chicchi vengono tostati su un piccolo braciere: quando il fumo si diffonde nell´aria, la donna lo soffia delicatamente verso gli ospiti».
Il caffè viene poi macinato e versato con l´acqua nello Jebena, brocca di ceramica dal collo allungato. Quando l´infuso raggiunge bolle, viene versato in un altro contenitore di coccio, quindi viene servito nei «Fingiàn», tazzine senza manico dai colori vivaci. E.P.
Giornale L'Arena, sabato 19 ottobre 2013 PROVINCIA, pagina 40