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Speciali

Nuovi indirizzi scolastici e nuovi percorsi formativi nel sistema scolastico regionale: la Giunta regionale del Veneto ha approvato - su proposta dell’assessore alla scuola Elena Donazzan, il piano dell’offerta formativa per il prossimo anno scolastico.

«Entrano nel panorama degli istituti veneti nuovi corsi - sottolinea l’assessore - che sostituiscono qualifiche ad esaurimento ed incrociano le nuove domande delle aziende e del mercato del lavoro, in particolare quelle legate all’Economia green e alle figure specializzate nella gestione delle acque e nel risanamento ambientale».

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In provincia di Verona, l’istituto professionale di Stato Medici di Legnago dal prossimo anno scolastico avrà anche l’indirizzo per tecnici agrari, agroalimentaristi e dell’agroindustria. [...]

 

L'Arena web, 21.11.2018

 

Il Presidente di AMIRA, Valerio Beltrami, assiste alla preparazione di un'allieva in gara

Mattinata nel segno della cucina flambé per 10 allievi del corso di Servizi per l'enogastronomia e l'ospitalità alberghiera dell'Istituto «Giuseppe Medici» di Porto di Legnago. La scuola ha infatti ospitato il primo «Trofeo Amira-Medici-Vescovi», gara enogastronomica interna tra studenti di quarta e quinta, preselezionati nelle rispettive classi, promossa dall'Associazione maitres italiani ristoranti e alberghi (con la sezione Veneto-Colli Euganei e la delegazione Lago di Garda-Verona), da Vescovi Caffè (sponsor dell'evento) e dallo stesso «Medici» grazie al suo dirigente scolastico Stefano Minozzi. La competizione ha avuto una giuria d'eccezione presieduta da Valerio Beltrami, presidente nazionale Amira, che nell'occasione ha sottolineato l'importanza «di portare nelle scuole proposte come questa, finalizzate a trasmettere alle giovani generazioni la passione per una professione sempre più proiettata verso il futuro». La commissione - chiamata a valutare diversi elementi, dalla gestualità usata nella preparazione del piatto al gusto, dalla spiegazione della ricetta fino al servizio al tavolo - era completata da Angelo Boscolo Mezzopan, esperto albi professionali e referente Solidus, dallo chef Giovanni Pozzan, del ristorante «Due Spade» di Sandrigo (Vicenza), dal sommelier Enrico Fiorini, da Lorenzo De Marco, vicepresidente nazionale Amira e delegato Amira Veneto, e da Lillo Pullara, vice fiduciario Amira Verona. Alla mattinata era presente anche Gianfranco Bradaschia, responsabile Marketing di Vescovi Caffè, che ha ricordato come «tra le priorità dell'azienda ci sia proprio una particolare cura nelle proposte formative rivolte ai giovani». «Per questo», ha concluso Bradaschia, «Vescovi ha deciso non solo di sponsorizzare questo trofeo, ma di offrire a tutti i partecipanti un corso di formazione sul caffè nella nostra Accademia di Limena». La gara, che tra i suoi obiettivi si proponeva la valorizzazione dei prodotti del territorio, ha avuto come argomento principe l'asparago di Verona, utilizzato insieme ad un paniere formato da altri ingredienti, come pasta fresca, salmone, carciofi, noci, nocciole, gamberi, panna ed erba cipollina, solo per citarne alcuni. Gli studenti - che in classe sono stati seguiti dai docenti Calogero Morreale e Fausto Romano Berardelli - hanno preso parte alla competizione suddivisi in cinque coppie. Ciascuna di queste ha presentato un piatto, accompagnato da un vino. In pratica, mentre un allievo fungeva da «maître», confrontandosi con la cottura a flambé del piatto e spiegando alla giuria, in italiano, inglese e tedesco, tutti i passaggi, un altro vestiva i panni del sommelier illustrando le principali caratteristiche del vino abbinato. Ad aggiudicarsi il punteggio più alto è stata la coppia formata da Andrea Modenese e Fabio Bevilacqua, della quinta D, che hanno ricevuto una targa offerta da Amira, Vescovi e Medici oltre alla tessera di «socio giovane» Amira

Elisabetta Papa, L'arena,  giovedì 17 maggio 2018 PROVINCIA, pagina 36

Federico Sperandio

L'istituto «Medici» di Porto si aggiudica il primo premio al sedicesimo concorso nazionale «Meno alcol...più spirito». La bella vittoria è arrivata grazie a Federico Sperandio di Minerbe, allievo della quarta D dell'indirizzo alberghiero, e al suo cocktail «Mediterraneo». Le competizioni, che hanno coinvolto 13 studenti in rappresentanza di altrettanti istituti alberghieri di tutta Italia, si sono svolte all'Ipssar Alberini di Treviso. A rappresentare il «Medici» è stato appunto Sperandio - seguito dai Fausto Berardelli e Sergio Acanfora, docenti di Laboratorio di sala e vendita - che si è distinto sia nella prima prova, puramente tecnica, relativa cioè alla realizzazione di un cocktail standard, sia nella seconda, finalizzata invece alla preparazione di un cocktail creato con ingredienti scelti personalmente da ciascun concorrente. «Ho pensato a qualcosa di estivo sia come gusto che come colore», spiega l'allievo del Medici, che aveva studiato in dettaglio la preparazione già a scuola, consigliato dai suoi docenti. «Il nome Mediterraneo», aggiunge lo studente, «è venuto dopo, ma era quello più adatto visto che per la sua realizzazione ho utilizzato prodotti tipici italiani. Ovvero sedano e finocchio, dai quali ho ricavato un estratto, bergamotto e arance del Sud Italia, e sciroppo di menta. A tutto ciò, ho poi aggiunto Rhum e Cointreau». «Per me», conclude Sperandio, «è stata la prima vittoria ad un concorso, ma anche un'esperienza molto bella sotto il profilo umano, che in poche ore mi ha permesso di stringere amicizie con gli altri studenti partecipanti». Oltre ad aggiudicarsi il primo posto nazionale, l'allievo del «Medici» ha ottenuto il primo premio della Rete nazionale degli Istituti alberghieri per essere riuscito ad arrivare al miglior punteggio in tutte le prove. Grazie alla sua ottima prova, Sperandio, che ha ricevuto una coppa ed una targa, potrà ora prendere parte ad uno speciale corso alla Campari Academy di Sesto San Giovanni (Milano) d a 1.500 euro. «Questo importante riconoscimento», sottolinea il dirigente scolastico Stefano Minozzi, «è l'ulteriore conferma che il nostro istituto sta andando verso la direzione giusta con risultati a lungo termine».

Elisabetta Papa, L'Arena, venerdì 30 marzo 2018 PROVINCIA, pagina 38

«Sono due i principi fondamentali che mio padre, con la sua esperienza, mi ha insegnato. Ovvero la libertà e la responsabilità». Sono passati quasi 40 anni dall'11 luglio 1979, giorno in cui, a Milano, il killer italoamericano William Aricò, mafioso ingaggiato dal banchiere Michele Sindona, freddò con quattro colpi di pistola l'avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca privata italiana (Bpi). Scrivendo, così, una delle pagine più dolorose e sconcertanti dell'Italia dei cosiddetti anni di piombo. A distanza di tanti anni da quell'omicidio, l'avvocato Umberto Ambrosoli, figlio 46enne del legale ucciso, ha ricordato, ieri mattina al teatro «Salus» di Legnago, la figura del padre, che pagò con la morte la sua determinazione nel voler far emergere le irregolarità dell'istituto bancario portato sull'orlo della bancarotta proprio da Sindona. Ambrosoli ha parlato ad una platea di 300 studenti degli istituti cittadini «Medici», «Silva-Ricci» e «Minghetti». Tutto ciò, nell'ambito del progetto sulla legalità promosso dal «Medici» di Porto in collaborazione con l'associazione veronese «Progetto Carcere 663 - Acta non Verba». Maurizio Ruzzenenti, presidente del sodalizio scaligero, e Marialuisa Mele, docente coordinatrice dell'iniziativa, hanno introdotto sul palco Ambrosoli, a pochi giorni dal 21 marzo, giornata della «Memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie». L'incontro-dibattito, a cui hanno collaborato anche il Centro servizi per il volontariato di Verona e la «Rete Cittadinanza Costituzione», è stato preceduto dalla proiezione del film «Un eroe borghese», pellicola con cui il regista e attore Michele Placido ha ripercorso le tappe della vita di Ambrosoli, morto a soli 45 anni. Il figlio Umberto, che all'epoca dell'omicidio del padre non aveva ancora compiuto otto anni, ha evidenziato: «Papà ha pagato con la vita la volontà di difendere il proprio operato e l'autonomia del mandato che gli era stato affidato dall'allora governatore della Banca d'Italia, Guido Carli, al punto tale da non temere più per la propria incolumità personale». «Anche se», ha aggiunto, «non appena la mole di impegni glielo permetteva, mio padre Giorgio cercava sempre di stare con la sua famiglia. Era rigido ma affettuoso, ed era capace di tenere fuori dalla porta di casa le innumerevoli tensioni che viveva quotidianamente sul lavoro». Il penalista ha anche ricordato un pesante atto intimidatorio che la dice lunga sull'atmosfera in cui, dal 1974 al 1979, si trovò a vivere il commissario liquidatore della Bpi. «Un giorno», ha annotato il figlio, «nel parcheggio sotterraneo della banca, papà trovò una pistola smontata accanto alla sua auto. Era una delle armi delle ex guardie giurate dell'istituto ed era custodita nella cassaforte di cui solo mio padre era convinto di possedere le chiavi». Terminato il dibattito, quindi, la manifestazione si è trasferita nel cortile dell'istituto «Medici», a Porto. Qui Ambrosoli, alla presenza di Stefano Minozzi, dirigente dell'istituto, Simone Pernechele, vicesindaco di Legnago, Ruzzenenti, Stefano GiuseppeGomiero, consigliere della Fondazione Cariverona, e degli studenti ha scoperto la targa con cui è stato dedicato a suo padre il «Melograno della legalità». Ovvero l'albero piantato lo scorso anno per onorare le vittime della mafia. Al taglio del nastro erano presenti esponenti delle forze dell'ordine operanti in città e gli Alpini del capoluogo. «La vicenda di mio padre», ha precisato Ambrosoli, «è un monito all'educazione alla libertà». «La vicenda di Ambrosoli», ha auspicato Pernechele, «deve essere conosciuta dai ragazzi di oggi, poiché permetterà loro di capire come comportarsi quando dovranno affrontare le scelte più importanti della loro vita». «Per il nostro istituto», ha aggiunto Minozzi, «libertà e legalità sono sinonimi. Per cui siamo onorati, a conclusione del percorso sulla legalità, di poter dedicare il nostro albero a Giorgio Ambrosoli».

IL PERSONAGGIO. Giorgio Ambrosoli, avvocato specializzato in diritto fallimentare, nacque a Milano il 17 ottobre 1933. Nel 1974 fu scelto da Guido Carli, all'epoca governatore della Banca d'Italia, come commissario liquidatore della Banca privata italiana (Bpi), istituto che era stato portato sull'orlo della bancarotta dal faccendiere siciliano Michele Sindona. Proprio durante le indagini sul crack della Bpi, Ambrosoli scoprì i conti falsati dell'istituto e, soprattutto, i rapporti consolidati di Sindona con una parte del mondo politico, della finanza e con la criminalità organizzata siciliana. A questo punto, l'avvocato milanese cominciò a ricevere pensanti pressioni affinché evitasse l'arresto di Sindona. Ben presto arrivarono anche esplicite minacce di morte. Il 12 luglio 1979, Ambrosoli avrebbe dovuto firmare la dichiarazione formale con la quale confermava la necessità di liquidare la Bpi, attribuendone la responsabilità a Sindona. Tuttavia, la sera precedente, l'avvocato fu ucciso sotto casa con quattro colpi di Magnum 357 esplosi dall'italoamericano William Joseph Aricò, un sicario della mafia ingaggiato dallo stesso banchiere. Condannato nel 1980 in America, fu estradato in Italia nel 1986. Il 18 marzo di quell'anno, a Milano, fu condannato all'ergastolo per l'omicidio di Ambrosoli. Due giorni dopo, però, il faccendiere fu trovato senza vita nella sua cella del carcere di Voghera (Pavia), avvelenato da un caffè al cianuro di potassio.

Fabio Tomelleri, L'Arena, martedì 27 marzo 2018 PROVINCIA, pagina 34

«Il nostro dito in un'aula di tribunale è più potente delle loro pistole. I mafiosi non si aspettano che tu vada a denunciarli. Pensano di farti paura e quando in quell'aula li guardi in faccia e li accusi non sanno dove nascondersi. Sono solo dei vigliacchi». Rocco Mangiardi, il primo imprenditore calabrese che nel 2006, nella sua Lamezia Terme, in terra di 'ndrangheta, ebbe per primo il coraggio di accusare pubblicamente i suoi estorsori, tra cui Pasquale Giampà, a capo dell'omonima cosca, è un uomo sulla sessantina, pacato e affabile, capace di far capire solo con pochi gesti tutta la potenza che si nasconde dietro un semplice no. Per questo, la sua testimonianza, arrivata anche a Legnago grazie ad Avviso pubblico - l'associazione di enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie - ha centrato il segno sia nell'incontro con la cittadinanza di giovedì sera in sala civica, sia ieri mattina all'istituto Medici di Porto. Qui ad incontrare l'imprenditore sono stati gli allievi di due classi quarte, impegnate in un progetto regionale legato alla giornata del 21 marzo in ricordo di tutte le vittime di mafia, per il quale il Medici è stato selezionato con altre 14 scuole del Veneto. In entrambi gli appuntamenti, ad introdurre Mangiardi è stato Roberto Fasoli, referente per il Coordinamento delle Regioni di Avviso Pubblico, che ha voluto sottolineare come il problema delle mafie non sia qualcosa che riguarda solo il Sud, «ma anche il Veneto, diventata, come hanno dimostrato diversi arresti, la "lavatrice" dei soldi dei mafiosi». Al Medici, dopo un breve intervento del vicesindaco Simone Pernechele, Mangiardi è riuscito a catturare l'attenzione dei ragazzi e a far capire loro, prima di qualsiasi altra cosa, come la «legalità non si insegna, ma si consegna». Ed è appunto questo che fa l'imprenditore quando racconta agli studenti di quella volta che «vennero la prima volta nella mia azienda, per spaventarmi, per minacciare me e la mia famiglia, se non avessi dato a "zio Pasquale" ciò che chiedeva: 1.200 euro al mese per non incendiarmi il magazzino». «Tornai a casa da mia moglie e dai miei tre figli», ha aggiunto, «e mi bastò guardare gli occhi di mia figlia maggiore per capire che mai e poi mai avrei dovuto piegarmi agli estorsori». «Non sono un uomo coraggioso, tanto meno un eroe», ha concluso, «ma anche se vivo sotto scorta sono un uomo libero. Libero soprattutto dalle catene dei mafiosi».

Elisabetta Papa, L'Arena, sabato 27 gennaio 2018 PROVINCIA, pagina 37

Indirizzo

La sede dell'Istituto Giuseppe Medici si trova in:

  • Via Nino Bixio, 49
    37045 Legnago - VR
  • Coordinate: Lat. 45.200078, Long. 11.31774
  • Codice Univoco per la fatturazione elettronica: UFTFPK

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